In questi giorni ho incontrato la stampa viterbese innanzitutto per ringraziare i giornalisti che hanno seguito la mia attività parlamentare ma anche per iniziare a fare insieme a loro, dopo lo scioglimento delle Camere, un rendiconto dell’attività svolta.
La legislatura appena conclusa ha avuto un inizio difficile: tra marzo e aprile del 2013, si parlava di un rapido ritorno alle urne. Invece, con la rielezione a presidente della Repubblica di Giorgio Napolitano si è aperta una delle legislature più produttive della storia repubblicana. Nel 2013 il Pil italiano segnava una recessione del 2,4%, una riduzione dei consumi del 4,3%, e una pressione fiscale salita al 44%. Dall’inizio della crisi fino all’avvio di questa legislatura, l’Italia ha perso il 9% del Pil, mentre la disoccupazione che nel 2008 era del 6,7% nel 2013 era arrivata al 12,3% (quella giovanile oltre il 40%) e al 13,5% a inizio del 2014. Dopo 5 anni, a chiusura della legislatura, il Pil ha registrato un + 1,6%, recuperando 4 punti, e le previsioni per il 2018 parlano di un +1,5%, mentre nel 2017 la disoccupazione è scesa all’11% e quella giovanile al 35,5%.
Questi dati dimostrano che la strada imboccata è quella giusta ma anche che molti problemi sono ancora irrisolti, specialmente in riferimento alla crescita economica e alla lotta alla disoccupazione. Come Pd dobbiamo guardare a questi problemi ancora aperti, ma partendo dai dati della realtà. Per tornare alla fase pre-crisi dobbiamo recuperare ancora 5 punti di Pil, facendo scelte politiche ed economiche lungimiranti. Dal 2011-2012 a oggi, ovvero dal governo Monti, passando per Letta, Renzi, fino al governo Gentiloni, un solo grande partito si è fatto carico della crisi: il Pd.
Ci siamo sforzati di rispondere a domande urgenti del Paese e siamo pronti ad affrontare anche le critiche, purché si guardi ai problemi reali delle persone. Ma davvero si pensa di risolvere tutto col reddito di cittadinanza? La proposta è accattivante ma di fronte a milioni di disoccupati è impraticabile: la ricchezza, prima di essere ridistribuita, va prodotta. E si produce col lavoro, altrimenti si prende in giro la gente. La verità è che il M5S non si è mai assunto la responsabilità di nulla in nessun passaggio politico-parlamentare e continua a basare la sua iniziativa cavalcando la rabbia delle persone, senza costruire risposte credibili per il Paese.

A destra c’è chi dice che si dovrebbe abolire la legge Fornero. Sicuramente, è una legge che richiede correzioni e aggiustamenti importanti e urgenti ma la sua abolizione costerebbe all’Italia 140 miliardi d euro, pari circa al 9% del Pil. Qualcosa di insostenibile. Inoltre Salvini sostiene che, in caso di vittoria del centrodestra, l’Italia non dovrebbe più uscire dall’Unione europea ma ricontrattare i trattati. Peccato che questa ipotesi non sia possibile perché non è prevista la possibilità per ogni singolo Paese di ricontrattare le regole condivise. Ciò che invece servirebbe è un’iniziativa europea per rivedere regole e parametri validi per tutti e in grado di favorire crescita, occupazione e sviluppo.
Quindi ad oggi sia dal M5S sia dalla destra arrivano soluzioni impraticabili, fondate sulla pura propaganda, a fronte di una realtà che necessita di serietà, responsabilità e visione per il Paese. Inoltre ad oggi il centrodestra è un puro cartello elettorale e non un’alleanza politica: non hanno un programma condiviso e sono uniti solo in virtù di questa legge elettorale ma senza un progetto politico.
Oltre alla fuoriuscita dalla recessione economica, questa legislatura ha prodotto grandi risultati anche in altri campi. Per quanto riguarda i diritti, nel settore del lavoro abbiamo abolito le dimissioni in bianco, abbiamo varato il contrasto al caporalato in agricoltura, introdotto lo statuto del lavoro autonomo, varato 8 salvaguardie successive per gli esodati e riaperto il capitolo dei lavori gravosi su cui è necessario continuare a impegnarsi, anche per inserire nell’elenco gli operai ceramisti, dando così risposta alle esigenze dei lavoratori di Civita Castellana. Sempre sui diritti, dopo 30 anni, abbiamo introdotto il reato di tortura, varato norme contro il bullismo e il cyber bullismo, approvato leggi fondamentali sull’autismo e il dopo di noi.
Nel campo dei diritti civili, abbiamo approvato la legge sulle unioni civili e il testamento biologico. È mancata l’approvazione dello ius soli ma auspico che la prossima legislatura completi il percorso: noi alla Camera avevamo approvato il provvedimento, poi al Senato non ci sono stati i numeri.

Fondamentali anche le leggi in materia ambientale. Dopo 20 anni, abbiamo approvato la legge sulla green economy e la valutazione del capitale naturale, introdotto il reato ambientale nel codice penale e riformato le agenzie ambientali. Inoltre, gli ecobonus in edilizia dal 2013 a oggi hanno generato tra i 27 e i 28 miliardi di investimenti pubblici e privati all’anno. Dopo 15 anni, abbiamo approvato la legge sui piccoli comuni, siamo tra i primi Paesi europei ad aver recepito le direttive della conferenza di Parigi sul clima e tra i leader in Europa per l’uso di energie rinnovabili.
Nel settore del patrimonio culturale, l’Art Bonus ha introdotto incentivi che favoriscono gli investimenti pubblici e privati, abbiamo varato una nuova legge sul cinema, un nuovo codice dei Beni culturali, riorganizzato le strutture amministrative dei Beni culturali, investito sulla via Francigena e approvato la norma che equipara i beni materiali dell’Unesco a quelli immateriali, proposta di cui sono stato il primo firmatario.
Nel settore agricolo, abbiamo corretto l’errore iniziale sull’Imu, eliminando questa tassa insieme all’Irap e all’Irpef agricola. Abbiamo approvato la legge sul vino, sull’agricoltura sociale e sulla biodiversità, facendo dell’agricoltura un elemento portante del made in Italy.
Facendo parte della commissione Ambiente e Lavori pubblici, ho avuto modo di seguire l’iter che ha portato alla definizione del patto tra Governo e Regione Lazio, che ha fruttato un investimento sulle infrastrutture regionali pari a 1 miliardo 400 milioni di euro. La metà di questa somma ricadrà sul Viterbese con risorse per il completamento della Trasversale e il rafforzamento delle tratte ferroviarie tra Viterbo e Roma.
A mio avviso, tra le questioni che restano aperte sono 4 quelle su cui concentrarsi.
La prima riguarda la necessità di maggiori investimenti pubblici e privati, perché il lavoro viene da qui. Dobbiamo quindi lottare in Europa affinché gli impegni economici sugli investimenti siano svincolati dal patto di stabilità.
La seconda concerne la riduzione delle disuguaglianze sociali e la lotta alla povertà, continuando sul solco del reddito di inclusione sociale attivo dal 1 dicembre 2017.
La terza questione consiste nella necessità di investire su innovazione e sostenibilità, concentrando su questi campi gli investimenti delle imprese.
La quarta investe la necessità di riprendere in mano la questione della scuola e della formazione su cui abbiamo commesso degli errori, riuscendo a stabilizzare oltre 100mila insegnanti ma provocando la più grande protesta degli ultimi anni. Serve quindi un nuovo patto con la scuola, la formazione e la ricerca.
La vera battuta d’arresto di questa legislatura ritengo sia stata quella del referendum del 4 dicembre sulla riforma costituzionale. Il no ha provocato la frammentazione del quadro politico e il ritorno al proporzionale. Una situazione che ha condizionato anche il ruolo del Pd e le scelte al suo interno. Non regge più l’idea del Pd partito unico del centrosinistra perché deve invece essere il perno di una nuova alleanza di centrosinistra, un’alleanza che ancora oggi non c’è e non solo per colpa del Pd.
Il rischio concreto che ci troviamo di fronte è quello dell’ingovernabilità: serve quindi un centrosinistra inclusivo che richiami tutti alle proprie responsabilità di fronte al Paese. Apprezzo il lavoro fatto dal presidente Gentiloni e credo che il nostro obiettivo alle prossime elezioni sia quello di essere il primo partito del Paese per non disperdere i risultati raggiunti e dare un nuovo governo all’Italia. Esistono difficoltà oggettive in termini di disaffezione e astensionismo ma non dobbiamo arrenderci: serve invece un lavoro unitario del Pd e delle forze che saranno alleate con noi per continuare il lavoro iniziato